mercoledì 23 giugno 2010
giovedì 3 giugno 2010
Foto della presentazione di Roma
da sinistra verso destra
Maurizio Nicolia (Segretario generale della Uil Unsa), Claudio Palmisciano (Presidente della Fondazione Massimo D'Antona), Fabrizio Di Lalla, Antonio Foccillo (Segretario confederale della Uil), Augusto Sinagra (professore Ordinario di Diritto, Facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma), Donato Antonio Rossi (Presidente dell'Unione Nazionale Scrittori e Artisti - UIL)
lunedì 24 maggio 2010
giovedì 6 maggio 2010
L'IMPERO ITALIANO IN AFRICA: UN TRAGICO POSTO AL SOLE
C’era una volta l’impero italiano. Un’illusione megalomane, un progetto ambizioso costato sangue, fatica e ingenti risorse all’Italia a ridosso del secondo conflitto mondiale, destinato a durare appena una manciata d’anni, tra il 1936 – la proclamazione in pompa magna è del 9 maggio – e il 1943, alla caduta di Mussolini. Un impero effimero, che si merita davvero l’aggettivo di “breve”, al pari di quel “secolo breve”, con cui Eric Hobsbawm ha definito il XX secolo.
L’idea dell’impero veniva da lontano, dai libri di scuola che illustravano gli splendori dell’impero romano e da un confuso bisogno di emulare le grandi potenze europee, che godevano di “posti al sole” in tutto il mondo. L’apertura del fronte coloniale, sulle base delle precedenti esperienze in terra africana tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, avrebbe risolto in parte i problemi della disoccupazione e, allo stesso tempo, assicurato maggiori consensi al regime fascista.
Il 1935, a questo proposito, è l’anno cruciale. Da allora comincia un flusso inarrestabile di persone e di mezzi nei territori d’oltremare. La convinzione di un’Italia “buonista”, che porta la civiltà nella parte più depressa dell’Africa Orientale Italiana (conosciuta con l’acronimo A.O.I., cioè l’Eritrea, la Somalia e l’Abissinia, l’attuale Etiopia), costruendo strade, scuole e ospedali, è contrastata dalla condanna storica di un’inutile aggressione nei confronti delle popolazioni autoctone, dal razzismo diffuso, dalla violenza della repressione, dai bombardamenti, dall’uso di gas micidiali. Veri crimini di guerra.
Una pagina certamente non brillante della nostra storia, che Fabrizio Di Lalla ricostruisce con meticolosa puntualità in un ponderoso volume edito da Solfanelli. Al di là della cronaca ufficiale, dei bollettini di guerra, delle autocelebrazioni e dei proclami (sostenuti da una capillare opera di propaganda, che non dimentica neppure la stampa illustrata per l’infanzia), Di Lalla mette in luce il lato sociale dell’avventura italiana in Africa, ricostruendo la vita quotidiana, l’ambiente e la cultura degli uomini e delle donne che parteciparono all’impresa coloniale, spinti dalle più diverse motivazioni, ma destinati a restare comunque soli di fronte al passaggio della Storia. Non un tentativo di giustificazione, ma piuttosto “una descrizione appassionata e documentata del destini di tanti esseri umani, in gran parte umili lavoratori, ognuno in cammino verso la propria tragica odissea”.
Carlo Bordoni
http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=81&det=6695
L’idea dell’impero veniva da lontano, dai libri di scuola che illustravano gli splendori dell’impero romano e da un confuso bisogno di emulare le grandi potenze europee, che godevano di “posti al sole” in tutto il mondo. L’apertura del fronte coloniale, sulle base delle precedenti esperienze in terra africana tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, avrebbe risolto in parte i problemi della disoccupazione e, allo stesso tempo, assicurato maggiori consensi al regime fascista.
Il 1935, a questo proposito, è l’anno cruciale. Da allora comincia un flusso inarrestabile di persone e di mezzi nei territori d’oltremare. La convinzione di un’Italia “buonista”, che porta la civiltà nella parte più depressa dell’Africa Orientale Italiana (conosciuta con l’acronimo A.O.I., cioè l’Eritrea, la Somalia e l’Abissinia, l’attuale Etiopia), costruendo strade, scuole e ospedali, è contrastata dalla condanna storica di un’inutile aggressione nei confronti delle popolazioni autoctone, dal razzismo diffuso, dalla violenza della repressione, dai bombardamenti, dall’uso di gas micidiali. Veri crimini di guerra.
Una pagina certamente non brillante della nostra storia, che Fabrizio Di Lalla ricostruisce con meticolosa puntualità in un ponderoso volume edito da Solfanelli. Al di là della cronaca ufficiale, dei bollettini di guerra, delle autocelebrazioni e dei proclami (sostenuti da una capillare opera di propaganda, che non dimentica neppure la stampa illustrata per l’infanzia), Di Lalla mette in luce il lato sociale dell’avventura italiana in Africa, ricostruendo la vita quotidiana, l’ambiente e la cultura degli uomini e delle donne che parteciparono all’impresa coloniale, spinti dalle più diverse motivazioni, ma destinati a restare comunque soli di fronte al passaggio della Storia. Non un tentativo di giustificazione, ma piuttosto “una descrizione appassionata e documentata del destini di tanti esseri umani, in gran parte umili lavoratori, ognuno in cammino verso la propria tragica odissea”.
Carlo Bordoni
http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=81&det=6695
venerdì 22 gennaio 2010
L'Indice de L'IMPERO BREVE
INDICE
L’IMPERO BREVE
Vita e Opere degli Italiani in A.O.I.
L’AFRICA ORIENTALE ITALIANA DAL COLONIALISMO FASCISTA ALLA FINE DELL’AVVENTURA
Parte prima
IL COLONIALISMO FASCISTA
LA CONQUISTA DELL’IMPERO
INTRODUZIONE
GLI ELEMENTI PECULIARI DELL’IMPERO FASCISTA
Il consenso
I costi dell’impero
La colonizzazione
L’ammodernamento del paese
Gli errori di una conquista fuori dalla storia
L’AFRICA ORIENTALE PRIMA DELLA CONQUISTA DELL’IMPERO
Le colonie italiane: Eritrea e Somalia
L’impero etiopico
Le operazioni belliche
Parte seconda
L’ORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO
LE STRUTTURE ISTITUZIONALI E AMMINISTRATIVE
I vertici istituzionali e i loro poteri. I contrasti e le reciproche intrusioni
I principi fondamentali dell’imperialismo italiano
Le istituzioni centrali e periferiche e i servizi essenziali
La proclamazione dell’impero e la legge fondamentale
Il Ministero dell’Africa Italiana
L’organizzazione del Governo Generale e dei governi dell’AOI
Le circoscrizioni politico-amministrative dei governi
La formazione coloniale e il progetto dell’Accademia italiana d’Africa
Le amministrazioni municipali
L’amministrazione della giustizia
L’apparato militare
La struttura del partito fascista
I SERVIZI PUBBLICI ESSENZIALI
La scuola
L’organizzazione sanitaria
IL LAVORO
La tutela del lavoro
La previdenza e l’assistenza
Gli organismi corporativi imperiali
LE INDAGINI CONOSCITIVE PER LA VALORIZZAZIONE E LA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA
L’INTERVENTO PUBBLICO PER L’AVVALORAMENTO
La pianificazione delle opere pubbliche
LE INFRASTRUTTURE
La risorsa delle acque
Le opere idrauliche
Gli impianti elettrici
Le comunicazioni e i trasporti
Le comunicazioni esterne
Le comunicazioni interne e i mezzi di trasporto
LA COLONIZZAZIONE DEMOGRAFICA
L’urbanizzazione
La capitale
I capoluoghi di governo e i centri importanti
La colonizzazione agricola
Gli insediamenti dell’Opera Nazionale Combattenti
Gli enti regionali
I FINANZIAMENTI PUBBLICI E L’ECONOMIA
La politica monetaria e doganale. Le limitazioni agli scambi
Le banche e il sistema creditizio
Le prospettive dello sviluppo economico
Il costo del lavoro: la manodopera
L’utopia dell’autarchia
Il settore industriale
L’edilizia
L’attività mineraria
L’artigianato indigeno
Il commercio
Le carovane e i mercati indigeni
Alberghi e turismo
L’agricoltura
Gli ostacoli alla colonizzazione
La centralità dell’agricoltura indigena
I servizi agrari
La questione fondiaria
Le condizioni climatiche
L’agricoltura capitalistica
I prodotti industriali
L’allevamento
L’attività forestale
La caccia e la pesca
Parte terza
LA SOCIETÀ COLONIALE
IL COMPLESSO RAPPORTO TRA ITALIANI E NATIVI
Tra immaginario collettivo e realtà
Resistenza e guerriglia
La repressione militare
I rapporti con la nobiltà indigena
La ricerca del consenso dei nativi
L’abolizione della schiavitù
La politica religiosa
La politica sanitaria verso i nativi
L’attività di assistenza e il controllo della gioventù
Il progetto per una nuova classe dirigente indigena
La politica razziale
Dall’amministrazione diretta ai tentativi di indirect rule
I punti di contatto tra italiani e nativi
LA NUOVA FRONTIERA
La colonizzazione di massa e la natalità
La vita quotidiana
I giovani
L’esotismo e il mal d’Africa
Le donne
IL TEMPO LIBERO
Il cinema: progetti e realizzazioni
La radio
Lo sport
Il mondo della rivista, della musica e del teatro
La lettura
I RAPPORTI SOCIALI
Parte quartaLA FINE DELL’AVVENTURA
LA GUERRA IN EUROPA E IL PERIODO DELLA NON BELLIGERANZA
LA BREVE ILLUSIONE
LA SCONFITTA: FINE DI UN SOGNO
L’occupazione inglese
La resistenza italiana
Il rimpatrio
La prigionia
DAL DOPOGUERRA AI GIORNI NOSTRI
La realtà degli insabbiati
Delitti e assassini politici
L’eredità degli italiani
Eritrea: instabilità politica e sviluppo economico
L’annessione e la resistenza
Il governo del negus
La decadenza dopo la sconfitta
Gli anni della ripresa
I militari al potere e le ultime vicende
Appendice
MAPPATURA DELLE GRANDI AZIENDE AGRARIE CHE OPERARONO IN AOI
RISORSE INVESTITE
SIGNIFICATO DI ALCUNI TERMINI CITATI NEL TESTO
INDICE DELLE PERSONE CITATE
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Autori
Autori di articoli e scritti consultati su quotidiani, periodici, annuari e altre fonti
Quotidiani, periodici, annuari ed altre fonti consultate
martedì 12 gennaio 2010
Introduzione dell'Autore a L'IMPERO BREVE
La saggistica sul colonialismo italiano ha avuto un andamento non lineare. Il ventennio fascista ha visto una produzione sull’argomento abbondante ma viziata da esigenze propagandistiche, ad eccezione di alcuni lavori notevoli come l’opera di Raffaele Ciasca. Nel dopoguerra e fino agli anni Sessanta la storiografia, salvo qualche raro caso, ha avuto un carattere giustificativo e assolutorio delle nostre imprese africane, accompagnata da una memorialistica nel suo complesso agiografica.
Negli ultimi decenni, invece, il taglio è cambiato radicalmente e gli storici nella loro quasi totalità hanno espresso netta e chiara la loro condanna nei confronti del colonialismo nel suo complesso e di quello italiano in particolare, con accenti di durezza verso l’avventura fascista contro l’Etiopia per i suoi specifici aspetti negativi. Tra essi il razzismo conclamato e codificato, l’obiettivo di completa marginalizzazione dei nativi dalla vita istituzionale, l’antistoricità dell’aggressione all’unico stato libero africano, le azioni di violenza e repressione nei confronti della popolazione autoctona, le immense risorse sottratte allo sviluppo della madrepatria, specialmente al meridione, il cambio del quadro internazionale che ne derivò a svantaggio dell’Italia.
L’indagine è stata rivolta soprattutto agli elementi politici, militari, diplomatici ed economici per individuare cause, effetti e forze che svolsero un ruolo importante e decisivo in tali eventi. Questa impostazione ha portato, tuttavia, a marginalizzare l’esame degli aspetti legati alle trasformazioni socio-economiche apportate all’Etiopia con i contraccolpi che ne derivarono sulle classi dirigenti indigene, prima e dopo la nostra uscita di scena.
Né sono stati esaminati a fondo gli elementi peculiari della società italiana in fase di formazione in quelle terre che presentava caratteristiche complessivamente rivoluzionarie rispetto al colonialismo tradizionale.
Così, nessuna ricerca approfondita è stata finora fatta su chi erano i coloni italiani, come vivevano, quali erano i loro valori dominanti, gli stimoli per recarsi in terra d’Africa, quale il loro contributo al tentativo di trasformazione dell’Africa Orientale Italiana. Non certo una dimenticanza casuale, né tanto meno una sottovalutazione del fenomeno, quanto piuttosto una conseguenza logica della condanna senz’appello dell’avventura fascista, all’interno della quale si sono svolte le loro vicende.
Questo lavoro, pertanto, rappresenta un tentativo per iniziare a colmare quel vuoto entrando nel mondo dei pionieri italiani, che va ricordato, era costituito da uomini che non furono né santi, né eroi, ma neppure demoni bensì persone comuni con il loro fardello di pregi, difetti, vizi, pregiudizi comuni all’umanità del tempo sotto qualsiasi latitudine, recatisi in quelle terre con una serie di motivazioni di cui la principale era certamente di ordine economico.
Donne e uomini normali, dunque, salvo forse che per due aspetti che nell’impero sovrastarono tutti gli altri: l’intraprendenza, sempre presente nei fenomeni migratori e la gioventù che fu prevalente su una massa di oltre trecentomila italiani, tra civili e militari, presenti in Africa orientale.
Un’umanità che nel complesso, dopo anni di sudore e lavoro, chiuse tragicamente quell’esperienza. Tanti, infatti, persero la vita nei campi di battaglia o per cause legate agli eventi bellici. Molti, soprattutto donne, vecchi, bambini e malati, rientrarono in patria con le navi bianche avendo perso tutti i loro averi e dovettero sopravvivere con un misero sussidio di poche lire alla vigilia dell’arrivo del fronte di guerra in Italia. La gran parte, infine, passò in condizioni di cattività non meno di cinque anni dietro il filo spinato dei campi di prigionia inglesi sparsi in Africa e in Asia.
Per analizzare questa realtà abbiamo attinto notizie e informazioni dalla saggistica sull’argomento non trascurando quella ancora modesta degli storici autoctoni. Abbiamo estrapolato elementi utili dalla memorialistica, facendo ben attenzione al fatto che essa è pur sempre un’espressione della coscienza della classe dominante dell’epoca, dai reportage giornalistici, dai periodici coloniali e da “Gli Annali dell’Africa Italiana” che nei ventitré volumi pubblicati dal 1938 fino al giugno 1943 rappresentano, sfrondati dagli aspetti retorici e propagandistici, una miniera inesauribile di dati e notizie e una galleria iconografica notevole.
Abbiamo, infine e soprattutto, preso in esame il contenuto dei quotidiani e periodici locali di maggiore diffusione quali il “Corriere dell’Impero” stampato in Addis Abeba e il “Corriere Eritreo” di Asmara con i loro supplementi sportivi, la rivista “Etiopia” e il suo supplemento quindicinale “L’Impero Illustrato”. Queste pubblicazioni si sono rivelate una fonte importante e originale di notizie concernenti il modo di vivere degli italiani in colonia sotto diversi aspetti. Articoli, comunicati, notizie, curiosità, rubriche, annunci pubblicitari che hanno avuto il pregio di rivelare meglio di qualsiasi altro mezzo la vita quotidiana di questi nostri connazionali.
Tra le fonti orali, per la verità sempre più rare oggi che sono passati settanta anni dagli eventi in trattazione, ne abbiamo utilizzata una che ci è sembrata di particolare interesse. Da un’intervista rilasciata da una donna che, pur avanti negli anni, è apparsa dotata di memoria vivida e di tale lucidità da non lasciare nulla alla fantasia deviatrice della realtà, abbiamo estrapolato un paragrafo che ci pare rappresentare un compendio realistico del vissuto di una buona parte delle donne emigrate in terra d’Africa.
La struttura dell’opera si articola in quattro parti. La prima di analisi delle peculiarità del colonialismo fascista, di sintetica descrizione della situazione dei territori dell’Africa orientale, precedente il conflitto italoetiopico e delle operazioni belliche fino alla loro conclusione. La seconda riguarda l’organizzazione dell’impero dal punto di vista istituzionale, politico e amministrativo e le trasformazioni che furono apportate nell’Africa Orientale Italiana nell’arco dei cinque anni di occupazione italiana: gli investimenti effettuati, le infrastrutture create in ogni campo e lo sviluppo economico nel settore industriale, commerciale e dei servizi compreso quello dell’ospitalità, nonché la tutela del lavoro e gli aspetti previdenziali con le soluzioni innovative realizzate o previste. Descrive, infine, il piano di sviluppo dell’agricoltura e l’originale progetto di colonizzazione demografica in fase di realizzazione al momento della sconfitta. La creazione, infine, e la trasformazione dei centri urbani secondo le linee dei piani regolatori.
La terza tratta la società coloniale nei suoi rapporti con i nativi, nella composizione e stratificazione sociale ed economica, nella ricerca di un modello di vita originale, nel contributo alla modernizzazione del paese, nell’utilizzo del tempo libero e nel cammino verso la tragica conclusione di quest’esperienza.
L’ultima si riferisce al periodo che va dalla sconfitta fino ai giorni nostri.
Un lavoro, dunque, che nasce dall’elaborazione di un complesso di dati e notizie, molte delle quali inedite e cerca di dare un quadro quanto più aderente alla realtà di ciò che gli italiani fecero nel bene e nel male in quel lustro intenso e tragico della storia d’Italia e delle memorie che ancora oggi è possibile rintracciare in quella parte martoriata del continente africano.
Fabrizio Di Lalla
Negli ultimi decenni, invece, il taglio è cambiato radicalmente e gli storici nella loro quasi totalità hanno espresso netta e chiara la loro condanna nei confronti del colonialismo nel suo complesso e di quello italiano in particolare, con accenti di durezza verso l’avventura fascista contro l’Etiopia per i suoi specifici aspetti negativi. Tra essi il razzismo conclamato e codificato, l’obiettivo di completa marginalizzazione dei nativi dalla vita istituzionale, l’antistoricità dell’aggressione all’unico stato libero africano, le azioni di violenza e repressione nei confronti della popolazione autoctona, le immense risorse sottratte allo sviluppo della madrepatria, specialmente al meridione, il cambio del quadro internazionale che ne derivò a svantaggio dell’Italia.
L’indagine è stata rivolta soprattutto agli elementi politici, militari, diplomatici ed economici per individuare cause, effetti e forze che svolsero un ruolo importante e decisivo in tali eventi. Questa impostazione ha portato, tuttavia, a marginalizzare l’esame degli aspetti legati alle trasformazioni socio-economiche apportate all’Etiopia con i contraccolpi che ne derivarono sulle classi dirigenti indigene, prima e dopo la nostra uscita di scena.
Né sono stati esaminati a fondo gli elementi peculiari della società italiana in fase di formazione in quelle terre che presentava caratteristiche complessivamente rivoluzionarie rispetto al colonialismo tradizionale.
Così, nessuna ricerca approfondita è stata finora fatta su chi erano i coloni italiani, come vivevano, quali erano i loro valori dominanti, gli stimoli per recarsi in terra d’Africa, quale il loro contributo al tentativo di trasformazione dell’Africa Orientale Italiana. Non certo una dimenticanza casuale, né tanto meno una sottovalutazione del fenomeno, quanto piuttosto una conseguenza logica della condanna senz’appello dell’avventura fascista, all’interno della quale si sono svolte le loro vicende.
Questo lavoro, pertanto, rappresenta un tentativo per iniziare a colmare quel vuoto entrando nel mondo dei pionieri italiani, che va ricordato, era costituito da uomini che non furono né santi, né eroi, ma neppure demoni bensì persone comuni con il loro fardello di pregi, difetti, vizi, pregiudizi comuni all’umanità del tempo sotto qualsiasi latitudine, recatisi in quelle terre con una serie di motivazioni di cui la principale era certamente di ordine economico.
Donne e uomini normali, dunque, salvo forse che per due aspetti che nell’impero sovrastarono tutti gli altri: l’intraprendenza, sempre presente nei fenomeni migratori e la gioventù che fu prevalente su una massa di oltre trecentomila italiani, tra civili e militari, presenti in Africa orientale.
Un’umanità che nel complesso, dopo anni di sudore e lavoro, chiuse tragicamente quell’esperienza. Tanti, infatti, persero la vita nei campi di battaglia o per cause legate agli eventi bellici. Molti, soprattutto donne, vecchi, bambini e malati, rientrarono in patria con le navi bianche avendo perso tutti i loro averi e dovettero sopravvivere con un misero sussidio di poche lire alla vigilia dell’arrivo del fronte di guerra in Italia. La gran parte, infine, passò in condizioni di cattività non meno di cinque anni dietro il filo spinato dei campi di prigionia inglesi sparsi in Africa e in Asia.
Per analizzare questa realtà abbiamo attinto notizie e informazioni dalla saggistica sull’argomento non trascurando quella ancora modesta degli storici autoctoni. Abbiamo estrapolato elementi utili dalla memorialistica, facendo ben attenzione al fatto che essa è pur sempre un’espressione della coscienza della classe dominante dell’epoca, dai reportage giornalistici, dai periodici coloniali e da “Gli Annali dell’Africa Italiana” che nei ventitré volumi pubblicati dal 1938 fino al giugno 1943 rappresentano, sfrondati dagli aspetti retorici e propagandistici, una miniera inesauribile di dati e notizie e una galleria iconografica notevole.
Abbiamo, infine e soprattutto, preso in esame il contenuto dei quotidiani e periodici locali di maggiore diffusione quali il “Corriere dell’Impero” stampato in Addis Abeba e il “Corriere Eritreo” di Asmara con i loro supplementi sportivi, la rivista “Etiopia” e il suo supplemento quindicinale “L’Impero Illustrato”. Queste pubblicazioni si sono rivelate una fonte importante e originale di notizie concernenti il modo di vivere degli italiani in colonia sotto diversi aspetti. Articoli, comunicati, notizie, curiosità, rubriche, annunci pubblicitari che hanno avuto il pregio di rivelare meglio di qualsiasi altro mezzo la vita quotidiana di questi nostri connazionali.
Tra le fonti orali, per la verità sempre più rare oggi che sono passati settanta anni dagli eventi in trattazione, ne abbiamo utilizzata una che ci è sembrata di particolare interesse. Da un’intervista rilasciata da una donna che, pur avanti negli anni, è apparsa dotata di memoria vivida e di tale lucidità da non lasciare nulla alla fantasia deviatrice della realtà, abbiamo estrapolato un paragrafo che ci pare rappresentare un compendio realistico del vissuto di una buona parte delle donne emigrate in terra d’Africa.
La struttura dell’opera si articola in quattro parti. La prima di analisi delle peculiarità del colonialismo fascista, di sintetica descrizione della situazione dei territori dell’Africa orientale, precedente il conflitto italoetiopico e delle operazioni belliche fino alla loro conclusione. La seconda riguarda l’organizzazione dell’impero dal punto di vista istituzionale, politico e amministrativo e le trasformazioni che furono apportate nell’Africa Orientale Italiana nell’arco dei cinque anni di occupazione italiana: gli investimenti effettuati, le infrastrutture create in ogni campo e lo sviluppo economico nel settore industriale, commerciale e dei servizi compreso quello dell’ospitalità, nonché la tutela del lavoro e gli aspetti previdenziali con le soluzioni innovative realizzate o previste. Descrive, infine, il piano di sviluppo dell’agricoltura e l’originale progetto di colonizzazione demografica in fase di realizzazione al momento della sconfitta. La creazione, infine, e la trasformazione dei centri urbani secondo le linee dei piani regolatori.
La terza tratta la società coloniale nei suoi rapporti con i nativi, nella composizione e stratificazione sociale ed economica, nella ricerca di un modello di vita originale, nel contributo alla modernizzazione del paese, nell’utilizzo del tempo libero e nel cammino verso la tragica conclusione di quest’esperienza.
L’ultima si riferisce al periodo che va dalla sconfitta fino ai giorni nostri.
Un lavoro, dunque, che nasce dall’elaborazione di un complesso di dati e notizie, molte delle quali inedite e cerca di dare un quadro quanto più aderente alla realtà di ciò che gli italiani fecero nel bene e nel male in quel lustro intenso e tragico della storia d’Italia e delle memorie che ancora oggi è possibile rintracciare in quella parte martoriata del continente africano.
Fabrizio Di Lalla
Novità: L'IMPERO BREVE. Vita e opere degli italiani in A. O. I.
L’avventura dell’Italia fascista in Africa fu l’ultima delle imprese coloniali; un'aggressione contro genti di antica civiltà in un periodo in cui già le élites dei popoli soggiogati d’Africa e d’Asia avevano iniziato il loro cammino verso l’indipendenza. Determinò una scia di eventi dolorosi per i nativi come la dura repressione con le stragi che l’accompagnarono, l’esclusione dalla vita istituzionale e il razzismo codificato. Ebbe, inoltre, conseguenze negative per l’Italia sotto diversi punti di vista. Questi elementi sono chiaramente evidenziati dall’autore e rappresentano la cornice della sua minuziosa indagine sui nostri coloni che operarono in quelle terre nel breve periodo dell’occupazione.
Una ricerca organica mai tentata su quello che fecero gli italiani in ogni campo con particolare riferimento a quelli istituzionale, economico e sociale che determinarono trasformazioni spesso radicali con i contraccolpi che ne derivarono per i nativi, prima e dopo la nostra uscita di scena. Fatti e atti rivissuti con una prosa accattivante. Il grigiore di numeri, cifre e dati viene trasformato in un racconto avvincente che sembra desunto dalle pagine di un immaginario diario collettivo scritto dalla moltitudine dei nostri connazionali presenti in quell’effimero impero.
La società italiana in formazione in AOI è descritta in tutti i suoi aspetti anche quelli apparentemente secondari del vivere quotidiano, frutto di una certosina ricerca su quotidiani e periodici locali e della testimonianza di chi partecipò a quegli eventi. Emerge così per la prima volta a tutto tondo la vita dei nostri pionieri in quelle terre, che, come rileva l’autore, non furono né santi né demoni, bensì uomini e donne con il loro fardello di pregi, difetti, vizi, pregiudizi comuni all’umanità di quel tempo sotto qualsiasi latitudine. È la descrizione appassionata e documentata del percorso e del destino di tanti esseri umani, in gran parte umili lavoratori spesso con i loro nuclei familiari, in cerca di migliori condizioni di vita come hanno fatto prima e dopo di loro milioni di nostri emigranti. Un percorso che per la maggioranza di loro si trasformerà presto in una tragica odissea.
Fabrizio Di Lalla
L'IMPERO BREVE
Vita e opere degli italiani in A. O. I.
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-89756-64-5]
Pagg. 424 - € 30,00
http://www.edizionisolfanelli.it/imperobreve.htm
Una ricerca organica mai tentata su quello che fecero gli italiani in ogni campo con particolare riferimento a quelli istituzionale, economico e sociale che determinarono trasformazioni spesso radicali con i contraccolpi che ne derivarono per i nativi, prima e dopo la nostra uscita di scena. Fatti e atti rivissuti con una prosa accattivante. Il grigiore di numeri, cifre e dati viene trasformato in un racconto avvincente che sembra desunto dalle pagine di un immaginario diario collettivo scritto dalla moltitudine dei nostri connazionali presenti in quell’effimero impero.
La società italiana in formazione in AOI è descritta in tutti i suoi aspetti anche quelli apparentemente secondari del vivere quotidiano, frutto di una certosina ricerca su quotidiani e periodici locali e della testimonianza di chi partecipò a quegli eventi. Emerge così per la prima volta a tutto tondo la vita dei nostri pionieri in quelle terre, che, come rileva l’autore, non furono né santi né demoni, bensì uomini e donne con il loro fardello di pregi, difetti, vizi, pregiudizi comuni all’umanità di quel tempo sotto qualsiasi latitudine. È la descrizione appassionata e documentata del percorso e del destino di tanti esseri umani, in gran parte umili lavoratori spesso con i loro nuclei familiari, in cerca di migliori condizioni di vita come hanno fatto prima e dopo di loro milioni di nostri emigranti. Un percorso che per la maggioranza di loro si trasformerà presto in una tragica odissea.
Fabrizio Di Lalla
L'IMPERO BREVE
Vita e opere degli italiani in A. O. I.
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-89756-64-5]
Pagg. 424 - € 30,00
http://www.edizionisolfanelli.it/imperobreve.htm
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